Domenico Modugno

Mimì; così lo chiamavano. Il ricciolino, u r'zzìll.

Mimì nasce a Polignano a Mare il 9 Gennaio 1928 in Piazza Caduti di Via Fani; quel giorno, tirava maestrale (vento freddo e forte che caratterizza il nostro territorio).

Da bambino, Mimì era terribile. Stava sempre per strada. Disobbediva, faceva dispetti per il paese, correva su e giù per le scale del paese vecchio, tirava pietre alle finestre. Eppure, mazzate dai genitori ne riceveva. Era l'eccezione che confermava la regola: "A te sono mancati gli schiaffi" (frase che qui si usa per indicare un ragazzo o una ragazza poco disciplinato/a).

Quando Mimì era un ragazzino, suo padre vinse il concorso per il comando dei vigili urbani ed ebbe il trasferimento a San Pietro Vernotico. Di lì Domenico scappava con la sua bicicletta ogni volta che poteva per tornare a Polignano: a stendersi nei gozzi dei pescatori, a stare con gli amici, a guardare le stelle e ad ascoltare il mare dagli scogli di Grottone.

Suo padre aveva una bella voce; Mimì un po' meno. Eppure cantava, cantava e cantava. Serenate, per lo più. Sempre la stessa melodia, sempre le stesse parole; l'unica cosa che cambiava ogni sera era il nome dell'amata.

Mimì si guadagnava da vivere, (in modi non proprio onesti - ad esempio rubando l'olio d'oliva dal padre di un amico e rivendendolo) ma non abbastanza per permettersi una chitarra. A quanto pare, il suo inseparabile strumento diventò una fisarmonica che era appesa nel negozio di un barbiere a cui, dopo averla presa, disse: "Poi passa papà".

La vita di Mimì era a Polignano. Fra la tabaccheria di suo zio, Cala Grottone, Largo Gelso, le serenate e le occhiate alle femmine. Le abbuffate di gelato dal carretto del Supermago del Gelo di Giuseppe Campanella, padre dei gelatai Donato e Mario. Per quest'ultimo, Modugno era come un fratello; a testimonianza di questo al Bar Supermago del Gelo ci sono affisse foto e foto di Domenico Modugno da solo o in compagnia del suo amico Mario.

Ma torniamo alla passione di Mimì. Non la musica, l'altra: i femmn (le femmine). In "Modugno, la vita segreta", libro di Alberto Selvaggi, si legge:

" <<Con le femmine non perdonava>>, confermano i conoscenti. Saggio Modugno: le locali duravano 2 o 3 mesi circa, le straniere in vacanza 15 o 20 giorni al massimo. "

Pare che il più grande successo (con le donne) però, lo ebbe una volta tornato dal servizio militare a Firenze, grazie a quei baffetti irresistibili che si era fatto crescere.

Le prime prove musicali di Modugno furono alla Grotta Palazzese (al tempo luogo di lusso di Polignano), ed è qui che fece una brutta figura: il pianoforte gli scappò via dalle mani e cadde lungo la scalinata del locale durante il trasporto, rompendo due gradini. Prima di avere questa occasione si intrufolava nei concerti della Grotta con lo spartito in mano spacciandosi per componente della band. Poi, quando lo spettacolo cominciava improvvisava assoli stonati, cantava in inglese inventandosi le parole, e veniva cacciato. Come quando tornò da Firenze in Puglia in treno, e i controllori lo ripresero pesantemente perché cantava ballate anglo-polignanesi e tentava di coinvolgere coi cori i passeggeri. N'zomm, (insomma) Modugno era un personaggio.

Poi, Mimì parte per Roma. Una vedova lo aiuta ad entrare nel Centro Sperimentale di Cinema. Appena arrivato, va da Vittorio De Sica per chiedergli una parte in un suo film. De Sica gli dice di no, allora Modugno tenta con alcuni registi minori con successo.

Mimì però vuole cantare. Cantare e basta. Non ha mai smesso di suonare. Ad orecchio, ovviamente, perché la teoria musicale non l'ha mai studiata. Ma che importava! Nelle canzoni d'autore l'importante non è la tecnica, ma l'amore, la passione, l'orecchio.

Modugno sfonda in Sicilia grazie al film Carica Erotica (1952) che lo vede protagonista nelle vesti di un siciliano. Qui è notato dal direttore della Radio siciliana Fulvio Palmieri che gli propone di presentare un programma dedicato alla Sicilia; è proprio così che Domenico Modugno diventa un po' siciliano.

Nel 1958 arriva il singolo che lo rende famoso in tutto il mondo: Volare. Quando i compaesani lo sentono alla radio la prima cosa che fanno è chiamare Modugno per chiedergli da dove gli sia uscita quella voce. La sua risposta: "L'ho tenuta nascosta, fregatevi." Dopo aver vinto il festival di San Remo, Modugno si abbuffa di cachi per festeggiare.

Per Modugno i polignanesi serbano rancore. Nutrono affetto ma anche dispiacere. Una delle accuse più pesanti che gli rivolgono è quello di essersi spacciato per siciliano perché gli conveniva, perché avrebbe giovato al suo successo e alla sua carriera. Giacomo Calderaro (proprietario di Lido San Giovanni), inviò un articolo al "Giornale d'Italia", esordendo: "Domenico Modugno, nato a Polignano a Mare...". La direzione lo respinse. "Tutti sanno che Domenico Modugno è nato in Sicilia." Gli risposero.

A parte questa faccenda, Modugno non ha mai dimenticato casa sua: Polignano a Mare. Pare che avesse acquistato due ville (una a Lampedusa e una ad Ansedonia), perché gli ricordavano casa.

Modugno muore a Lampedusa nel 1994 dopo una nuotata di tre ore.

Quindi, chi era Mimì? Era uno scapestrato nato col maestrale e che quindi ce l'aveva dentro. Uno scappato di casa, il Re delle marachelle, dei furti, delle corse per strada con i gatti randagi. Gli piaceva corteggiare le donne, gli piacevano le donne. Se ne è andato, ha rinnegato le sue origini per poi tornare, per poi dire che le sue canzoni sono nate dai vicoli del centro storico e dal mare, che lui voleva volare, non voleva stare fermo, era un irrequieto. Mimì magari era poco talentuoso, ma era testardo, chepa tost, ed è questo che gli ha permesso di fare successo: le cose che voleva se le andava a prendere, a qualsiasi costo.

Altre informazioni: https://www.comune.polignanoamare.ba.it/domenico-modugno

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